Ci troviamo in pieno centro storico a Milano dove, tra le mura dell’architettura neoclassica di Palazzo Reale, è possibile fare un viaggio lungo l’intero percorso artistico di colui che venne indicato come l’ultimo degli antichi maestri e il primo dei moderni: Francisco Goya.
La mostra “Goya. La ribellione della ragione” resterà aperta al pubblico dal 31 ottobre 2023 al 3 marzo 2024. Il viaggio ha inizio con le prime opere dell’artista legate a temi tradizionali cari alla monarchia spagnola, per cui era pittore. Con il passare del tempo, iniziano a comparire nelle sue tele riferimenti espliciti a tematiche sociali, testimonianza delle interpretazioni che sviluppava l’artista verso la sua società. Un contributo importante è quello della critica al potere politico, cui risultato è l’espressione emotiva e moderna di una critica razionale.
Verso la libertà espressiva
Il concept della mostra accompagna il visitatore alla scoperta di un’evoluzione stilistica che non sembra trovare un punto d’arrivo, se non la morte del pittore stesso. Goya è stato capace di trasferire su tela le esperienze e i sentimenti che caratterizzano la sua visione del mondo. Nasce da qui la determinazione nel volersi spogliare da qualsiasi vincolo dei committenti, al fine di poter abbracciare completamente la libertà della sua espressione artistica.
Una tela dalla doppia storia
Tra le diverse opere presenti nelle sale, vorrei condurre il tuo sguardo oltre la cornice di una in particolare: il muratore ferito.
La tela ha un taglio compositivo verticale che ritrae due uomini che portano in braccio un terzo soggetto. In lontananza è possibile notare una carrucola e delle impalcature avvolte da una nebbia grigia. La luce aiuta a indagare sulle emozioni dei protagonisti, risaltando la fatica dei due soccorritori e la sofferenza del ferito.
Ma se non fosse questa la storia? Se ti dicessi che l’uomo “vittima” in questione, non è davvero ferito? Tela spiego.
In realtà, nel primo bozzetto realizzato da Goya il muratore portato in braccio dai compagni appariva ubriaco. Non è difficile immaginare la difficoltà nell’accettare una rappresentazione simile, nel contesto a cui era destinato, ovvero il palazzo reale di El Pardo. È per questo motivo che, su indicazione dei committenti, l’artista sostituì questa figura con quella di un muratore ferito, la stessa che oggi dà il nome all’opera. La tela si trasforma, così, in un pretesto che lascia spazio alla nobiltà del gesto di chi offre il proprio aiuto a chi si trova in difficoltà.
Dalla luce alle tenebre
Il percorso della mostra muove dalla luce alle tenebre, coerente con la pittura luminosa dei primi anni e le pitture nere dell’ultimo periodo. Adesso, però, non posso spoilerarti più nulla, ti tocca seguire l’arte in movimento e tuffarti tra le opere di Francisco Goya!