La violenza espressiva di Egon Schiele

Joker è uno dei personaggi dei fumetti più conosciuti e, senza dubbio, uno degli antagonisti più carismatici dei comics supereroistici. Nella trasposizione cinematografica del 2019, si è scelto di utilizzare il corpo come uno degli elementi per comunicare, in modo efficace, la condizione del protagonista. Il riferimento principale è stato l’artista austriaco Egon SChiele, famoso principalmente per le sue linee spigolose. Se non conosci l’artista in questione, tela spiego in questo articolo.

Nuove origini

Nel 2019, il regista Todd Phillips ha realizzato la propria versione della storia di Joker, storico antagonista di Batman. Sempre rappresentato come un folle senza scrupoli, tanto da non fare rapine per soldi ma solo per seminare il caos, in questo film viene ipotizzata una sua origine diversa da quella dei fumetti. Anzi, per essere precisi, uno dei punti di forza del personaggio, a livello fumettistico, erano proprio le sue origini incerte e fumose.

Il Joker di Phillips, invece, è un pagliaccio affetto da un particolare disturbo che lo fa scoppiare a ridere senza alcuna motivazione. Dopo l’ennesima aggressione subita, decide di iniziare ad andare in giro con una pistola per difendersi da una Gotham city allo sbando, scelta che gli costerà il posto di lavoro. Durante un altro scontro sulla metro, per errore preme il grilletto e uccide un giovane broker, gesto che verrà interpretato come l’inizio di una rivoluzione e che genererà un enorme seguito.

Lavoro sul corpo

Elemento di grande attenzione per il regista e per l’attore protagonista Joaquin Pheonix è stato il corpo del personaggio di Arthur Fleck, alter ego di Joker. In generale, tutto il processo di creazione del personaggio è avvenuto giorno per giorno sul set, attraverso un processo di dialogo e di scambio di idee tra l’attore e il regista. Quotidianamente, i due si confrontavano e modificavano la sceneggiatura di conseguenza.

Un aneddoto interessante riguarda proprio il processo di dimagrimento dell’attore, il quale ha affermato di aver mangiato solo una mela al giorno per tutta l’estate pur di arrivare sul set nella forma prevista, dimagrendo di circa 25 kg in un lasso di tempo che va da giugno a settembre.

Nelle forme e nella corporatura dell’attore è possibile individuare l’influenza delle opere del pittore austriaco Egon Schiele, ben noto proprio per ritrarre dei corpi scarni e ossuti attraverso un tratto spigoloso e inospitale. Le sue opere, inoltre, sono spesso intrise di una certa angoscia disagiante, ripresa più volte nella pellicola. In una scena in particolare, in cui il protagonista seminudo si chiude nel proprio frigo, assistiamo ad un vero e proprio annullamento dell’uomo, che si rannicchia fino a scomparire in un estremo atto che, più che ad una catarsi, lo avvicina all’oblio.

Espressionismo tormentato

Importantissimo pittore figurativo del XX secolo, Egon Schiele ha realizzato circa 2800 opere su carta e 340 dipinti, nonostante sia morto prematuramente a soli 28 anni. Le sue linee spigolose e la scelta di colori accentuati fanno di lui uno dei primi esponenti dell’Espressionismo austriaco, il quale respingeva le tipiche convenzioni della bellezza e introduceva la bruttezza e le emozioni esagerate nell’arte. Iscritto all’Accademia delle belle arti di Vienna, la abbandonò per cercare in suoi modelli al di fuori dall’ambiente accademico, considerato troppo conservatore, e diresse soprattutto verso i caffè. In questi ambienti ha anche avuto modo di confrontarsi cone molti artisti vicini alla sua sensibilità.

Die Umarmung (L’abbraccio, 1917)

Fondamentale per la sua formazione è l’incontro con Gustav Klimt avvenuto nel 1907, il quale diventerà il suo mentore in tutto e per tutto. Infatti, i due artisti sono stati spesso accomunati e criticati per la carica erotica delle proprie opere, utilizzata da Schiele come strumento per attaccare la falsità borghese. Addirittura, si ipotizza che i due artisti abbiano condiviso la stessa musa. Quando Schiele aveva 21 anni, infatti, incontrò la diciassettenne Walburga Neuzil, nota come Wally, che aveva precedentemente fatto da modella per Klimt. Si sospetta che Wally possa essere stata una delle amanti di Klimt, prima di trasferirsi e iniziare a posare per Schiele.

Ribellione e provocazione

Come accennato in precedenza, lo stile di Schiele è caratterizzato da un tratto spigoloso e dalla centralità della figura umana. L’eredità lasciataci dall’artista si compone di numerosi ritratti e autoritratti. I suoi soggetti sono spesso uomini e donne che posano nudi, simbolo del suo complesso rapporto con il sesso femminile. Si tratta sempre corpi contorti, figure spesso non completate nella loro interezza. Le figure si trovano spesso in pose esagerate e innaturali. Costringere le sue figure in posizioni scomode e improbabili suggerisce immediatamente una chiave di lettura da ricercare lontano dalla semplice dimensione ritrattistica, pur senza fornire indizi all’osservatore.

Nudo maschile con lenzuolo rosso (1914)

L’io tormentato dell’artista emerge nella materia contorta e prende forma negli occhi e nelle mani dei soggetti, mani che più di altre parti del corpo denunciano il malessere, la sofferenza e il dolore dell’anima. Le opere di Egon Schiele hanno generalmente un impatto forte e violento sull’osservatore. Esse emanano una dose corposa di ribellione e provocazione, al pari di angoscia esistenziale.

Ragazza con calze grigie (1917)

Nel 1918, Schiele riceve numerosi riconoscimenti e onorificenze in seguito ad un mutamento stilistico. In opere come La famiglia emerge una maturità maggiore e un tentativo di raggiungere una maggiore completezza espressiva. Purtroppo quello sarà anche l’anno della sua morte, pochi giorni dopo aver contratto l’influenza spagnola.

Se questo artista ti ha incuriosito, ti aspetto alla prossima puntata!

Un commento

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