Distorsione tra spazio e tempo: Paul Kaptein

Hai mai sentito parlare della dottrina Sunyata? Probabilmente ti starai anche chiedendo cosa c’entri con i nostri articoli. Tela spiego più avanti con le opere di un artista che ha deciso di rivoluzionare il concetto di spazio e tempo convenzionalmente inciso sulla superficie delle opere d’arte. Sto parlando di Paul Kaptein, scultore capace di indagare temi come l’espansione e l’incompletezza attraverso la lavorazione del legno.

Dalla dottrina Sunyata al legno

Scultore australiano, nato a Perth nel 1973, è conosciuto per le sue sculture in legno dalla struttura morbida e complessa realizzata con una tecnica impeccabile. Il risultato è un’espressione iperrealista che evoca il mondo digitale, tradendolo, però, con una tangibilità reale.

Le opere di Kaptein sono diventate famose per le loro forme distorte. Si tratta di uno stile che conserva nelle sculture la concezione e il senso di vuoto. Per questo si inseriscono tra lo spazio e il tempo in una dimensione non definita che apre un dialogo figurativo tra il materiale e l’immateriale. Da dove arriva l’ispirazione per questo carattere? È la dottrina Sunyata. Si tratta di un termine che deriva dalla lingua sanscrita, che potremmo tradurre con la parola “vacuità” e indica una delle dottrine fondamentali del Buddhismo, che esplora la natura della realtà attraverso la percezione della sua essenza. Il sostantivo si riferisce alla mancanza di una realtà intrinseca delle cose. Nella filosofia buddhista tutto è interconnesso e ogni cosa è priva di una natura permanente e autonoma. Tutto è vuoto di un’essenza indipendente.

Working predominantly in sculpture and drawing, my practice is informed by aspects of Pneuma and Sunyata. Investigating the body as the interface between quantum, relative, technological, spiritual, material, psychic and conscious states, my work explores perceptions and physical experiences of time, space and reality.

– Paul Kaptein

Nella sfera dell’espressione artistica, potremmo tradurre questo concetto con la consapevolezza che l’arte non sia un linguaggio oggettivo e univoco, ma, al contrario, un’esperienza personale che lascia spazio a sensazioni e interpretazioni diverse da quelle di cui l’artista ha fatto esperienza durante l’esecuzione.

Corpi di costellazioni

Osservando questa scultura la prima cosa che salta all’occhio sono i fori che attraversano il petto del soggetto. Si, hai visto bene. Non si tratta di un caos indefinito, bensì di vere e proprie costellazioni, volutamente riportate dall’artista nella sua opera. Il motivo che si cela dietro questa scelta è in linea con ciò che ci siamo detti fin ora. Lo scopo della loro presenza è sovvertire la materialità del legno, evidenziando lo spazio e il vuoto che esiste tra l’essere e il non essere del suo lavoro.

Corpi vuoti

Un soggetto che ricorre frequentemente nei suoi lavori è un corpo inesistente. Tela spiego. Ciò che rappresenta Kaptein è lo spazio che questo occupa sotto i vestiti, in particolare, sotto una felpa con un cappuccio. La particolarità è che oltre lo strato dei vestiti non è possibile vedere un corpo che la indossa, perchè non esiste. Il ruolo che riveste questo indumento è quello di nascondere l’identità. Si riferisce anche a stati apparentemente contraddittori di forma e assenza di forma, presenza e assenza. Silenzio e rumore.

L’artista dei glitch

Prima di continuare con il nostro viaggio nello spazio e nel tempo indefinito di questo artista voglio farti una domanda, che potrebbe sembrare distante dall’argomento di nostro interesse, ma capirai proseguendo con questa lettura. Hai mai sentito parlare di glitch? Si tratta di un termine che, nel contesto dell’elettronica, indica dei disturbi, generalmente di breve durata. Si manifestano in vari modi come anomalie visive, suoni distorti o malfunzionamenti generali. Detto ciò, ti chiedo di prenderti del tempo per osservare questa scultura.

Il corpo si presenta con delle distorsioni sovrapponibili alle stesse presenti durante glitch che provocano anomalie visive sullo schermo di un dispositivo elettronico. Ancora una volta, i suoi lavori si interpongono tra due dimensioni, in questo caso: materiale e virtuale.


Il nostro viaggio ci ha condotti dove la staticità delle forme si arrende al soffio di un vento che crea un dialogo dinamico tra energie. Le forme delle opere di Paul Kaptein conservano un vuoto che lascia aperta l’interazione tra il materiale e l’immateriale. Ti aspetto al prossimo articolo per portare insieme lo sguardo oltre la cornice!

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