Danza eterna: Apollo e Dafne

L’articolo di oggi ti condurrà in un viaggio attraverso la danza eterna di due delle figure più celebri del Barocco italiano: Apollo e Dafne. Un gruppo scultoreo che rappresenta la scena di una storia mitologica intrisa di forti emozioni.

Un tuffo nella mitologia

Raccontare quest’opera significa, innanzitutto, raccontare una parte di storia dell’antica Grecia. Si tratta di un racconto mitologico che ricorre nelle opere di vari autori, tra cui il poeta Ovidio nelle sue Metamorfosi.

Apollo era uno dei principali dei dell’Olimpo nella mitologia greca; conosciuto anche come il Dio del Sole, della musica, della poesia, della profezia e delle arti. Non passano in secondo piano la sua bellezza e il suo fascino, che guadagnano l’amore di molte donne. Dafne, d’altra parte, era una ninfa, figlia del dio Peneo. La figura della Ninfa, nella mitologia greca, era spesso associata a elementi naturali. La protagonista del nostro racconto appartiene alle Naiadi, un tipo di Ninfa femminile associata prevalentemente ai corsi d’acqua dolce nelle loro generalità, quindi a fontane, pozzi, sorgenti e ruscelli.

La nostra storia inizia da una freccia. Si, hai capito bene. Tela spiego meglio. Considerando il contesto che ospita i nostri personaggi, ovviamente non sto parlando di una banale freccia, ma la stessa scoccata da Eros e che ha colpito Apollo facendolo innamorare perdutamente di Dafne. Il gesto rappresenta una vendetta giustificata dal comportamento stesso del dio del Sole, il quale, dopo aver ucciso il serpente Pitone, schernisce Cupido vantandosi della sua impresa e prendendolo in giro per non aver mai compiuto simili gesta.

Dafne non corrisponde l’amore di Apollo, che non perde tempo a mostrarle il pathos del suo affetto. Così, in un momento di disperazione, la fanciulla prega il padre di aiutarla a sfuggire alle attenzioni del Dio. Peneo ascolta la richiesta disperata della figlia e provvede a trasformarla. È proprio nel momento in cui Apollo sta per afferrare l’amata che questa si trasforma in un albero di alloro, pianta che da quel momento diventa sacra al dio.

Realismo Barocco: Bernini

Il gruppo scultoreo di cui ti voglio parlare è frutto dell’ingegno e della maestria di Gian Lorenzo Bernini, uno dei più grandi scultori del Barocco italiano. Ma cosa rende questa scultura così speciale? Bisogna riconoscere a Bernini la capacità di aver catturato un momento carico di drammaticità e pathos, trasformando la pietra in un racconto eloquente.

La statua rappresenta il momento in cui Apollo raggiunge Dafne, ormai coinvolta nella trasformazione in un albero di alloro. Apollo tende la mano verso la figura di Dafne e avvolge una porzione di corpo ancora non avvolta dalla corteccia. Le dita della Ninfa diventano terreno fertile per foglie d’alloro che lasciano scoperto un volto impaurito, disperato. Uno degli elementi straordinari di questa scultura è il realismo. Bernini era noto per la capacità di catturare l’essenza dell’emozione umana attraverso il marmo. Guardando da vicino la statua di Dafne, possiamo vedere il dolore nei suoi occhi e la tensione nei muscoli di Apollo che si protende verso la sua amata.

Danza eterna e fuga dalla passione

Il mito di Apollo e Dafne è uno dei tanti racconti affascinanti della mitologia greca che offre molteplici livelli di interpretazione e continua a ispirare artisti, scrittori e pensatori di tutto il mondo.

Quella che in un primo momento potrebbe sembrare una danza eterna, simboleggia la lotta tra l’amore passionale di Apollo e il desiderio di indipendenza e purezza di Dafne. Attraverso questa chiave di lettura, la metamorfosi sottolinea la nozione di fuga dalla passione e il rifugio nel desiderio di libertà. È così che l’opera ci invita a riflettere sull’amore, sul desiderio passionale, ricordandoci che può diventare così travolgente da rappresentare una forza distruttiva. La ricerca ossessiva di Apollo nei confronti di Dafne rappresenta la lotta tra il desiderio e la razionalità nell’amore. D’altra parte, la ninfa simboleggia il desiderio di indipendenza e purezza. La sua trasformazione può essere vista come un atto di autoconservazione. È questo il dettaglio che sottolinea l’importanza di preservare la propria identità e integrità in una relazione; un richiamo a bilanciare il desiderio passionale con la necessità di rispettare la volontà e l’individualità del partner.

Ricerca di equilibrio

Possiamo concludere dicendo che, l’opera analizzata oggi, offre una preziosa lezione sulla complessità dell’amore e del desiderio, invitando ognuno di noi a riflettere sulle dinamiche delle relazioni amorose e sulla ricerca dell’equilibrio tra passione e libertà.

Come sempre, spero che questo viaggio dentro l’arte ti abbia regalato dei piacevoli attimi di riflessione. Ti aspetto al prossimo appuntamento per portare insieme lo sguardo oltre la cornice.

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