Il nulla eterno: il trionfo della morte

Questo articolo ti condurrà oltre i temi macabri e grotteschi di un’opera che appartiene al Quattrocento. Nascosto tra le antiche mura di Palermo, rappresenta un capolavoro artistico intriso di mistero e fascino: Il Trionfo della Morte. Un esempio eccezionale del tardo gotico che continua a incantare e confondere coloro che la contemplano. Questo articolo esplorerà il dipinto in tutto il suo mistero e bellezza, cercando di gettare luce su un’opera d’arte che sfida tempo e comprensione.

Tormenti per il nulla eterno

Si tratta di un affresco realizzato nel XIV secolo. Esatto, lo stesso periodo che è stato segnato dal devasto creato dall’arrivo in Europa della peste nera. Il tema in questione, del Trionfo della Morte, rappresenta un motivo ricorrente nell’arte, nella letteratura e nella cultura europea di quei secoli. Non è difficile da intercettare in esso il riflesso della profonda preoccupazione per la mortalità umana, la decadenza delle civiltà e la paura dell’apocalisse, visto l’epoca. Tra le profonde preoccupazioni culturali e storiche del tempo era, naturalmente, inclusa anche la paura della morte. Sono diverse le opere che sono riuscite a dare voce alle ansie e alle speranze dei contemporanei di fronte alla mortalità umana, ma l’opera di cui ti parlerò oggi nasconde una storia.

Piazza Mercatello durante la peste del 1656, 1656, Micco Spadaro

Una storia travagliata

Osservando l’affresco avrai sicuramente notato l’aspetto rovinato, accompagnato da una divisione artificiale in quattro parti distinte. Come mai? Ancora una volta, Tela spiego io.

il trionfo della morte

La storia è legata all’Ospedale Grande e Nuovo, il primo ospedale pubblico di Palermo. Al fine di adornare in grande stile la struttura, il progetto prevedeva un corredo di opere d’arte con il ruolo di alleviare, spiritualmente, le sofferenze dei pazienti. Ti starai chiedendo come potesse dar sollievo un affresco del genere. Beh, in realtà comprendeva un vero e proprio ciclo dei quattro novissimi che riportava, quindi, le cose ultime; ciò a cui l’uomo, secondo la Provvidenza divina, va incontro al termine della vita:  la Morte, il Giudizio, l’Inferno e il Paradiso.

A danneggiare l’opera sono stati i bombardamenti su Palermo del 1943. L’intonaco iniziava a cadere ed era stato pianificato il trasferimento in un luogo che potesse assicurargli una tutela maggiore. Davanti alle grandi dimensioni, l’opera è stata delicatamente divisa in quattro parti per assicurare un trasposto più semplice.

Negli anni, sono seguiti diversi restauri e spostamenti, fino a trovare riposo a palazzo Abatellis nella città di Palermo, in quella parte del Museo che un tempo era una cappella e che adesso accoglie la grandezza di questo affresco.

La fugacità della vita

Il tema conserva con sé dei tratti macabri e grotteschi che inevitabilmente richiamano l’esperienza del mistero. Alcuni dettagli infittiscono lo stesso, Tela spiego a breve.

Abbiamo già appurato che rappresenti una scena apocalittica. In particolare, la morte trova la sua personificazione in un vero e proprio scheletro che cavalca ciò che è rimasto di un cavallo, trascinano a sé tutti i ceti sociali. Il dettaglio della posizione trionfante, con la quale è raffigurata la morte, sottolinea la fugacità delle vite umane e il loro ineluttabile destino tra le sue braccia.

Un altro il dettaglio amplifica l’ambiguità dell’opera. Infatti, nessuno ne conosce l’autore. L’artista non ha mai firmato il suo lavoro, lasciando dietro di sé solo indizi e supposizioni per gli studiosi d’arte.

Davanti all’ignoto, sono state avanzate molte teorie, ma nessuna ha mai trovato delle tesi che potessero affermarne la completa validità. Alcuni hanno suggerito che l’opera potrebbe essere stata realizzata da un artista anonimo, per pietà delle vittime della peste. Altri hanno ipotizzato che sia stata la scelta di un pittore famoso che, per ragioni sconosciute, ha celato la sua firma. Analizzeremo più avanti il dettaglio più rilevante che apre la pista alla teoria più accreditata.

Tra vita e morte dei personaggi

I soggetti che occupano la scena dell’affresco sono tantissimi, ma ognuno occupa uno spazio ben preciso facendosi portatore di un significato ben definito. Per la lettura dell’opera ci aiuteremo con la divisione artificiale che ha separato l’affresco in quattro parti. La rappresentazione del macabro, del dramma e della morte è solo una parte del mondo reale che viene riportato nell’opera. L’altra faccia della medaglia ci presenta un mondo lieto, gradevole e quasi raffinato.

Nella parte inferiore è possibile notare quei corpi a cui la carezza della morte ha portato via la vita. Le vittime sono diverse, da personaggi più facoltosi a soggetti del clero. Sulla destra, suggerito dagli abiti dei personaggi, è rappresentato un ambiente giovane e aristocratico. I volti di questi personaggi non portano segni di particolare preoccupazione, al contrario è possibile scorgere espressioni quasi serene, o meglio, rassegnate davanti al destino che li attente.

Sopra queste figure intercettiamo un elemento carico di connotazione: la fontana. L’acqua, che sgorga dalla stessa, evoca purificazione e rinascita in un contesto di morte e decadenza.

Spostando lo sguardo nella parte sinistra dell’opera troviamo i soggetti emarginati che, a differenza dell’aristocrazia, si mostrano emotivamente coinvolti nella scena. Le loro espressioni sembrerebbero invocare la morte come mezzo di sollievo e fine delle proprie sofferenze. È in questo contesto che possiamo intercettare il trionfo della volontà di vivere. Si, hai letto bene. Perché a scegliere la morte sono proprio coloro che si trovano davanti all’impossibilità di condurre una vita secondo la loro volontà, e cercano di porre fine a questo tormento rifugiandosi nella non vita.

È tra questi soggetti che fanno capolino due personaggi dall’aria misteriosa. Aria di mistero creata dal loro stesso sguardo, rivolto verso lo spettatore. È proprio questo il dettaglio di cui ti parlavo poco fa. Infatti, con molta probabilità si tratta proprio dell’autore sconosciuto e del suo assistente. A suggerirlo sono gli strumenti del mestiere, quali pennello e colori che tengono nelle loro mano. È così che il maestro non lascia la firma, ma il suo volto.

Con molta probabilità non scopriremo mai il nome che sta dietro questo volto. Ma quello che importa è riconoscere la capacità dell’artista nell’avere creato un’opera modernissima. Un capolavoro che trascende ogni tempo e ha reso l’eterno conflitto tra il bene e il male un’eloquente metafora della sconfitta umana.

Promemoria del nulla eterno

Il Trionfo della Morte resta un’opera che sfida il tempo e la comprensione. Il suo autore ignoto e il significato enigmatico continuano a intrigare gli amanti dell’arte e gli studiosi. Potremmo considerarla una vera e propria ode alla bellezza del mistero. La rappresentazione che abbiamo analizzato oggi celebra la fugacità della vita e la certezza della morte. Un possibile modo per racchiudere in sé la morte che trionfa sulla vita con promemoria sul nulla eterno e l’invito ad abbracciare pienamente il presente.

Spero che entrare dentro l’arte delle pitture svelate, ti abbia regalato piacevoli momenti di curiosità. Ti aspetto al prossimo appuntamento ricco di altre storie.

Un commento

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